La Svizzera si trova di fronte a una decisione storica: sovranità o sottomissione?

Le relazioni tra la Svizzera e l'UE sono a un punto di svolta cruciale. Il 20 dicembre 2024, il Consiglio federale intende firmare l'accordo quadro negoziato (Bilaterali III) con l'UE, un passo che potrebbe mettere seriamente a rischio l'indipendenza del Paese. Questo accordo è destinato a specificare gli accordi bilaterali esistenti tra la Svizzera e l'UE - in particolare nei settori dell'accesso al mercato e della cooperazione economica - ma sta già suscitando un acceso dibattito politico, in quanto prevede, tra l'altro, elevati pagamenti di coesione all'UE e potrebbe mettere a rischio la democrazia diretta e la sovranità della Svizzera.

L'accordo, definito "soluzione pacchetto", si rivela un documento di 1000 pagine complesso e di difficile comprensione che potrebbe equivalere a una subordinazione istituzionale. Per rendere il trattato appetibile al Paese, il Consiglio federale prevede di suddividerlo in singoli pacchetti, che saranno poi approvati dal Parlamento e dal popolo. Tuttavia, questa tattica non cambia il fatto che l'intero trattato dovrebbe essere respinto.

Vantaggi economici o errore strategico?

I sostenitori dell'accordo quadro parlano di vantaggi economici. Tuttavia, questi presunti vantaggi sono sproporzionati rispetto alla perdita di sovranità. La Svizzera ha dimostrato di poter avere successo economico anche senza legami istituzionali con l'UE. Perché dunque correre il rischio di sottomettersi a un'organizzazione che a sua volta sta lottando contro le sfide interne?

I pagamenti per la coesione che sarebbero dovuti all'UE come parte dell'accordo sollevano dubbi. Cresce il sospetto che gli interessi dell'UE siano in primo piano. Secondo una ricerca, la Svizzera pagherebbe in futuro circa 350 milioni di franchi all'anno all'UE. L'importo esatto è ancora aperto e potrebbe cambiare durante i negoziati.

Piatti stranieri

La discussione sul meccanismo di risoluzione delle controversie e sulla subordinazione della Svizzera alla CGUE è al centro dei negoziati in corso sui Bilaterali III, che mirano a un nuovo accordo istituzionale.
Già nel 2013, il Consiglio federale ha accettato il modello proposto dall'UE, che prevede l'assoggettamento della Svizzera alla CGUE attraverso un meccanismo di arbitrato. È stata ignorata una proposta alternativa che avrebbe previsto un collegamento con l'Autorità di vigilanza AELS e la Corte AELS. Questa alternativa avrebbe dato alla Svizzera una maggiore voce in capitolo senza dover adottare l'intero acquis del mercato interno. La decisione a favore del meccanismo della CGCE - originariamente in vista di un possibile riavvicinamento all'UE - ha quindi portato a un "punto di non ritorno" politico, sebbene l'adesione all'UE non fosse né pubblicamente sostenuta né politicamente realistica all'epoca.
Il meccanismo di risoluzione delle controversie non è quindi solo una questione tecnica, ma anche una questione politica altamente carica che caratterizzerà i tratti fondamentali delle relazioni bilaterali per i decenni a venire.

Tempismo discutibile

La decisione è stata presa proprio il 20 dicembre, poco prima di Natale, l'ultimo giorno della sessione invernale. Molti la considerano una mossa calcolata per cogliere di sorpresa l'opinione pubblica e l'opposizione.

Il popolo ha l'ultima parola

Il dibattito sull'accordo quadro con l'UE solleva questioni fondamentali sull'indipendenza, la democrazia e l'identità della Svizzera. I critici temono un legame istituzionalizzato con l'UE e una minaccia alla sovranità faticosamente conquistata. Spetta al governo difendere con coerenza gli interessi del Paese e contrastare un simile sviluppo. Tuttavia, se il governo fallisce, il popolo ha ancora la possibilità di avere l'ultima parola attraverso un referendum. Si spera che i due consiglieri federali della SVP riconoscano l'urgenza di un referendum. Dopo tutto, una così grave violazione dell'indipendenza della Svizzera non può avvenire senza il consenso del popolo.
Come amici della Costituzione, siamo chiaramente contrari a questo accordo.

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