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Mercoledì 4 maggio si poteva leggere sulla NZZ 1 e sentire alla radio il giorno prima che "Giornalisti senza frontiere" ha catapultato la Svizzera al 14° posto - 4 punti in meno - nella loro annuale "Classifica della libertà di stampa".
Le ragioni? Tra le altre cose, si dice che durante la crisi di Corona si è sviluppato un "clima di ostilità e intimidazione verso i media". Parla anche dell'estremismo di destra e della violenza contro i lavoratori dei media in Germania, dove è "simile alla Svizzera".
Se si guarda più da vicino il rapporto di Giornalisti senza frontiere, non si parla affatto di "estremismo di destra, oppositori di misure e violenza" per quanto riguarda la Svizzera. Descrivono persino la situazione in Svizzera come "ancora molto buona".
Notiamo: un altro caso di inquadramento! La narrazione su cui si sta lavorando è ancora una volta chiara: gli oppositori delle misure sono estremisti di destra e violenti. Stanno distruggendo la libertà di stampa.
Ma com'è veramente?
Sì, la libertà di stampa è in pericolo. Anche in Svizzera. Ma gli oppositori delle misure non hanno nulla a che fare con questo.
In effetti, in Svizzera abbiamo una vicinanza allarmante tra la politica e i media. Ricordiamo la direttiva del CEO di Ringier Marc Walder! La sua obbedienza al Parlamento federale ha scosso la Svizzera! 2
Oppure: quando 100 operatori culturali fanno la dichiarazione "giusta" sulla guerra in Ucraina in un appello 3arrivano facilmente alle prime pagine. Ma quando più di 300 avvocati segnalano la necessità di elaborare seriamente la politica di Corona 4non vale nemmeno una nota marginale.
Quindi - i nostri media non sono liberi. Proprio così. Si annidano fino al potente. Questo - e solo questo - ostacola il giornalismo libero.
1 https://epaper.nzz.ch/article/6/6/2022-05-04/16/301535870
3 St. Galler Tagblatt, 4.4.2022, prima pagina